Ludovica Anversa
Autotomia
A cura di Francesca Guerisoli
con un intervento critico di Sofia Silva
Inaugurazione
sabato 23 marzo, ore 18
24 marzo – 15 giugno 2024
martedì – sabato 10/12.30 16/19.30
FLR / Fondazione La Rocca, via R. Paolucci, 71 – Pescara
ingresso libero
LUDOVICA ANVERSA
AUTOTOMIA
A cura di Francesca Guerisoli
Fondazione La Rocca presenta Autotomia, la prima mostra personale di Ludovica Anversa (Milano, 1996), dal 24 marzo al 15 giugno 2024. La mostra, a cura di Francesca Guerisoli, presenta 22 opere inedite, tele a olio e disegni, realizzate dall’artista nel corso dell’ultimo anno ed è accompagnata da un intervento critico della pittrice e scrittrice Sofia Silva (Padova, 1990).
Il titolo “Autotomia” riprende l’omonima poesia del 1972 di Wisława Szymborska (Polonia, 1923-2012), premio Nobel per la letteratura nel 1996, che richiama il processo di scissione del corpo messo in atto da alcuni animali sotto attacco per distrarre il predatore.
Un senso di continua metamorfosi, distacco, di stato intermedio percorre tutte le opere in mostra. Come quegli animali che perdono volontariamente una parte di sé, anche noi pratichiamo l’autotomia, per superare un trauma o per mostrare alla società la nostra faccia più accettabile. Le figure nei dipinti in mostra abitano spazi non narrativi nei quali il corpo emerge come entità permeabile e ricettiva. Ludovica Anversa indaga le immagini nella loro precarietà e intende generare un senso di vulnerabilità che sfuma i confini tra ciò che è percepito e ciò che è visto.
I lavori rimandano a visioni enigmatiche, simili a residui o materializzazioni di esperienze psichiche. Queste semi-astrazioni sfuggono ad un’unica definizione interpretativa e si irradiano spesso verso i margini, mostrandosi in trasparenza come spettri, after-image o allucinazioni. Evocando il corpo per analogia, seguono movimenti ritmici e vitali che si influenzano a vicenda, rimandando a momenti di intima trasformazione.
In alcune opere, Ludovica Anversa slitta in una dimensione più viscerale, dove la carne sembra essere più presente e la materialità del corpo si fa più tangibile. L’idea di interno e di interiorità si sovrappongono. Da un lato, emerge l’idea di un’immagine in procinto di formarsi e che racchiude il germe potenziale della propria evoluzione. Dall’altro, la traccia di ciò che è già stato, capace di richiamare la sua presenza tramite un’assenza; qualcosa è “trascorso” sulla superficie e ora è visibile solo in forma di ombra-impronta. Quest’idea di “impressione” assume qualità visive e materiche ora sensuali, ora disturbanti.
Quando ci troviamo davanti a una qualsiasi immagine vi cerchiamo di rintracciare il corpo, perché ritrovarci ci rasserena. Se l’immagine è frammentata e ambigua o disturba l’identità, il sistema, l’ordine, proviamo un senso di abiezione. Cosa siamo pronti a riconoscere e cosa invece rigettiamo per mantenerci integri?